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Sinossi

Il viaggio dei mestieri

…colui che persegue il buon lavoro fatto ad arte, con passione, dedizione e sapienza manuale diventerà un cittadino giusto.

 

La macchina del tempo: desiderio impossibile, per l'uomo, quello di potersi “spostare” liberamente nel passato o nel futuro.

Ma non per Fortunato Pagliaro, che già porta racchiuso nel nome il senso della sua condizione esistenziale.

Già, perché il buon Fortunato, che con tanta tenacia ha perseguito il suo obiettivo, vede finalmente concretizzarsi il sogno di tutta una vita: viaggiare nel tempo, verso il futuro, verso quel mondo del cui sano e autentico sviluppo è fortemente convinto; e questo dopo aver realizzato, con le sue mani, la macchina del tempo che tante energie ha assorbito…con le sue mani, appunto, quelle mani compagne fedeli di tante “imprese”, strumenti preziosi di una mente creatrice.

Il viaggio di Fortunato, guidato dalla sua innata curiositas, si intreccia con quello ben più problematico di Vera, la giovane “nipote” costretta da una ottusa famiglia, che ha fatto della tecnologia la propria filosofia di vita, a compiere scelte importanti senza tenere conto alcuno del suo sentire. Vera - anche nel suo caso il nome può dirsi presago di quello che sarà l'approdo finale - sente quale emozione le procuri la fotografia ma non ha il coraggio di crederci fino in fondo, di combattere per vincere le stupide convinzioni dei genitori.

L'interrogativo di Vera, su quale direzione dare alla propria vita, è relativo non a una mera professione bensì ad un Mestiere , che è tale in quanto, per essere svolto, richiede Passione , ingrediente fondamentale ed imprescindibile.

Fortunato, dunque, guiderà la giovane in questo percorso, illuminandone il cammino alla ricerca del giusto senso da dare all'esistenza. Il cuore del “viaggio nel tempo” in cui la catapulta sono proprio i mestieri, quelli scomparsi, quelli di un passato “mitico” quanto ricco di valori, in cui il fare aveva e dava significato al vivere.

E' un viaggio di fantasia ma, di fatto, con ricadute profonde nella realtà odierna perché, in un mondo in cui l'attualità pressante sottolinea i fallimenti di un intero modello economico-sociale, i successi effimeri della new economy segnano il passo e poco spazio è riservato ai giovani e al loro futuro, parlare di Mestieri non è anacronistico come potrebbe sembrare.

L'entusiasmo, la passione, la saggezza di Fortunato ne sono la prova: egli è Artimano , artigiano fantasioso e sognatore, “poeta” dell'arte del fare manuale, un homo artifex che mai si è estinto del tutto, rimanendo a galla nel mare della superficialità in cui naviga la nostra società odierna. “Fortunato” anche per questo.

E, dunque, la riflessione cui questo agile testo conduce è ben profonda: cosa fare della condizione lavorativa odierna è domanda difficile ma certo qualcosa si può, recuperando una lezione dal passato e da ciò che i mestieri, il fare manuale, rappresentavano. L'esperienza “nel tempo” suggerisce, infatti, che le risposte vanno cercate nella memoria, nel bagaglio di cultura e tradizioni che potranno sembrare passate, fuori moda, ma hanno in sé una grande ricchezza e forza rigenerativa della persona. Il lavoro manuale è una di queste.

Il Mestiere è Arte e l'Arte non muore mai: i mestieri viaggiano nel tempo, non saranno mai annientati perché sarebbe come annientare l'uomo stesso. Essi sono la risposta saggia al consumismo sfrenato che ammorba il mondo contemporaneo mentre l'artigiano assurge a figura rappresentativa di una condizione umana ideale, scevra da ogni aridità sentimentale e che, al contrario, richiede il coinvolgimento emotivo nelle cose che produce: c'è bisogno di Poesia anche nel lavoro.

 

Caterina Astorino

 
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