Festival Internazionale di Regia Teatrale

Premio Fantasio Piccoli 2010 XII Edizione

Festival Territoriale di Roma

 

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

di William Shakespeare

 

Giovedì 28 ottobre 2010 ore 20,30

 

TEATRO DELL'OROLOGIO

Sala Orfeo – Roma , via dei Filippini n°17/a

 

CARLO CIANFARINI REGISTA

Compagnia “Il Tempo dell'Arte”
scenografia: Angelo Larocca
Contenuti per la comunicazione: Caterina Astorino

 

INTERPRETI in ordine di apparizione :

Fabrizio Rendina

Biagio Tomassi

Andrea Donnini

Chiara Carmosino

Gabriele Granito

Elena Larocca


Sinossi

Il notturno illuminato dalla luce della luna, un bosco popolato da elfi, un re delle fate che danzano gioiose, un folletto dispettoso: i giusti ingredienti per una deliziosa favola ci sono tutti.

E, in effetti, il "Sogno d'una notte di mezza estate" può considerarsi innanzitutto una meravigliosa fiaba, ma non solo: è anche la storia di una iniziazione all'amore, di coppie che si compongono e scompongono, di quattro giovani che sono alle prese con i misteri del sentimento e della passione, con la loro assoluta mutevolezza. In questa complicata favola d'amore i loro destini vengono sopraffatti dalla magia e dall'incanto, nell'illusione che ciò che si vorrebbe non è e nella certezza che ciò che è reale sembra un sogno -o è forse il contrario? -

Il cuore della scena è, dunque, proprio il complicato gioco degli equivoci, la girandola di passioni e l'intreccio delle emozioni che si esprimono attraverso la concitazione dei movimenti dei personaggi: amori e sentimenti si incrociano, si sovrappongono, si rincorrono disegnando una tela intricata, un groviglio di fili.

Il “ ritorno all'ordine” è affidato necessariamente a qualcosa che non appartiene alla dimensione umana, concreta e reale: è l'elemento magico che paradossalmente ri-mette ogni cosa al suo posto, è Oberon, il re delle Fate che, servendosi del folletto Puck , l'incarnazione della pura fantasia, riuscirà a far dipanare i fili della matassa, a trasformare i pensieri e i sogni in realtà.

Già, perché la realtà è il nodo focale del teatro shakespeariano, anche quando la dimensione fantastica sembra essere la nota dominante. Quello di Shakespeare è il teatro del mondo concreto, di una parola capace di evocare scene , paesaggi, eventi al solo scopo di cogliere e capire le passioni umane.

Si comprende, allora, la scelta del regista rispetto alla complessità del testo e alla molteplicità dei suoi nodi tematici. La distanza tra quel mondo rappresentato sulla scena e la vita, quella di oggi, è minima, quasi impercettibile, dal momento che “per uno che tien fede, migliaia e migliaia tradiscono, con giuramenti su giuramenti”: il balletto dei sentimenti è più frequente che mai e forse anche oggi ci sarebbe bisogno del tocco di una bacchetta magica, del giusto fluido incantato per essere in grado di cogliere fino in fondo la forza delle nostre passioni. Ma che cosa può dirsi magia oggi? Magia è il desiderio di evadere dalla tetra quotidianità, è sognare , in una calda notte di mezza estate , che possiamo essere ancora padroni del nostro destino e in grado di sciogliere i nodi che trattengono il nostro cuore.

Caterina Astorino

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